Scuola dell'infanzia

Arosio 2006

Concorso - 1° premio

Salendo da Gravesano, dopo un tortuoso percorso, la strada esce dal bosco e il nuovo edificio appare come la porta d’ingresso del paese di Arosio, preludio allo spazio della vallata che si apre, scendendo in dolci balze, verso il fiume della Magliasina.
Ad ovest un grande muro definisce e contiene lo spazio del giardino, “orto concluso”, inteso come luogo protetto delle attività esterne e di svago. All’improvviso il muro si inarca per diventare edificio assumendo il profilo quasi di una sfinge, ricordando immagini mitiche di storie e di racconti dell’infanzia. La costruzione presenta a est il portico d’entrata, elemento di transizione tra lo spazio pubblico e le attività didattiche interne, luogo di relazioni sociali e di incontro.
Dal porticato si entra nell’atrio-guardaroba e negli altri spazi, definiti e organizzati secondo la chiara logica degli spazi serviti (il grande refettorio, la biblioteca, il locale docenti) e degli spazi serventi (i servizi igienici, le dispense, i depositi).
Sullo sfondo, la grande parete gialla, sfiorata da una magica luce catturata chissà dove, è l’elemento unificatore e di riferimento di tutto il piano-entrata.
Dall’atrio guardaroba si accede agli spazi didattici del piano superiore: i bambini salgono al primo piano “aspirati” da una scala ”toboga”, primo elemento ludico di una architettura attenta al rapporto con il bambino e che caratterizza l’intero edificio.
L’ampia vetrata verso ovest si apre sul giardino: il paesaggio è incorniciato, come in un quadro, dal piano del pavimento e dal piano leggermente montante della pensilina.
Qui il bambino ritrova i profili dolcemente disegnati delle montagne del Malcantone, punti di riferimento a cui è abituato e che lo accompagnano dalla nascita.
Verso est una lunga finestra a nastro all’altezza degli occhi dei bambini permette, solo a loro, di gettare uno sguardo su un mondo meno conosciuto, quello della città che s’intuisce vicina, e quello delle montagne di altre regioni più lontane.
All’interno lo spazio è governato dalla luce, dai colori, dalla trasparenza e dalla leggerezza: elementi che sembrano incitare all’apprendimento di ciò che è buono, semplice, allegro e vero.
Architettura che ricorda nello spirito il mondo dei giocattoli, come la grande scatola gialla che contiene i servizi sanitari, il prisma azzurro dell’ascensore, i piani rossi che scandiscono il ritmo delle finestre, il grande cubo-contenitore in legno del giardino, che di notte, come una lanterna accesa, veglia sulle interrotte attività.
Un’architettura semplice, minimale, misurata ma anche coinvolgente, vicina al linguaggio e alle esigenze di chi la deve vivere: i bambini.

Franco Poretti

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