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Ristrutturazione
Casa Castausio

Lugano 1989

La trasformazione del costruito si impone: i frammenti storici vanno integrati e reinterpretati in risposta a un contesto modificato. Il riuso funzionale di “vecchie scatole” è un nuovo aspetto dell’architettura contemporanea, che provoca contraddizioni e implica astrazioni dal solito processo progettuale. Il ripetuto principio base del razionalismo, dove la funzione è all’origine della forma, deve convivere con la realtà esistente e sopportare l’ambiguità imposta dal passato. Il compito è lo stesso, le priorità delle regole sono diverse. Si tratta sempre di pensare uno spazio in rapporto a un contenuto, dove l’intenzione si traduce in un ordine, ma, mentre nel primo caso lo si crea, nel secondo lo si trasforma. Il gioco dell’architettura si modifica spostando il fulcro della disciplina anche su altri aspetti. Obiettivo principale diventa la ricerca del giusto equilibrio tra la forma esistente e la nuova funzione. In quest’ambito, l’intervento affronta senza timore la problematica del riuso. Il progetto è il risultato di un’esperienza che spesso si è confrontata con le preesistenze ed è giunta a maturazione. Attraverso le ripetizioni, il costante tentativo di staccarsi da immagini ordinarie e l’entusiasmo che il parallelismo col passato può suscitare, l’architetto è giunto a esprimersi con radicalità e decisione. Le sue scelte non si limitano al semplice mantenimento, alle sole superfici, ma toccano tutte le problematiche del progetto. Il restauro puramente conservativo non può esistere in architettura. È questo uno dei temi fondamentali dell’intervento.
L’edificio è una vecchia casa d’inizio secolo, molto comune nei suoi connotati tipologici. Il progetto prevede, esternamente, il semplice ridisegno delle facciate con la rivalutazione dello zoccolo, delle cornici e del colore. Una cornice marca sia gli angoli che la gronda, staccando il nuovo tetto leggermente modificato e rialzato. Internamente, pur mantenendo la medesima tipologia, si cercano nuovi spazi. L’introduzione d’una struttura metallica permette d’organizzare un atelier d’architettura. L’immagine del ponte, struttura libera limitata a pochi punti d’appoggio, non lascia spazio ad ambiguità e si mostra nella sua reale natura e funzionalità. Il ponte s’instaura all’interno del volume esistente creando nuovi rapporti. La sua continuità, attraverso più spazi, ne permette una lettura da più punti, proporzionata alla sua importanza. Altra preoccupazione, risolta dallo stesso atteggiamento, è la flessibilità del riuso, la possibilità d’un altro eventuale ripensamento. Ne segue una chiara visione delle diverse fasi costruttive e del loro ordine nel tempo. La trasformazione e la reinterpretazione coinvolgono anche il dettaglio. La coerenza tra idea e costruzione diviene essenziale nel particolare, ove si concentrano tutte le decisioni, dalle scelte formali ai materiali. Attraverso questi piccoli frammenti, che spesso obbligano a riflessioni individuali, emerge l’intenzione del progetto, la sua unitarietà. Il dettaglio è il momento dove il parallelismo tra il vecchio e il nuovo diviene più forte. Nell’intervento le scelte si limitano alla stretta logica costruttiva del materiale impiegato. Pochi elementi, come la scala ed il parapetto, e la ricerca d’una nuova luce zenitale valorizzano lo spazio, risolvendo pienamente le necessità funzionali e qualitative di un luogo di lavoro.

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