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Casa Sassi-Schoolkate

Ligornetto 2003

Quando il contesto si fa “banale” e tende alle situazioni di paesaggio tipiche delle nostre periferie di villaggi o città, il ruolo dell’architetto diventa difficile. Difficile se si ragiona in termini di valori legati all’architettura e al territorio, cioè quando si vorrebbe che ogni oggetto costruito avesse un rapporto “corretto” con il sito nel quale viene realizzato, nel senso insomma di portare allo stesso una specie di plusvalore dovuto all’intervento dell’uomo.
Questa preoccupazione che viene raramente ad occupare la mente dei frettolosi “costruttori” è riscontrabile invece nell’operato di quegli architetti che intendono con coscienza il loro mestiere.
La casa Sassi-Schoolkate a Ligornetto è un’ esempio di come si possa operare su una parcella per renderla un luogo.
Gli elementi recuperati e valorizzati sono il ruscello, confine a nord della parcella, i pochi alberi che lo accompagnano, la strada confine a sud.
La casa si contrappone a questi elementi con la forza di un masso erratico da sempre presente, definito dalla precisione della sua geometria, dalla compattezza del materiale, il beton, e dalla patina millenaria del colore, il grigio antracite.
La strada, tracciato libero, contorna il masso, come nei paesaggi delle nostre valli i sentieri schivano con mistico rispetto le grandi pietre.
La scoperta per chi esce dal villaggio è che questo masso, che ne segna il limite a occidente, è scavato verso il sole ed è abitato.
Attraverso la parete di vetro di due piani, che chiude il grande vuoto orientato a ovest verso la campagna, gli abitanti guardano le ultime colline delle prealpi che vanno a morire nella pianura illuminate dai raggi del sole, odono il sussurro del vento negli alberi tra i quali scorre il ruscello e scoprono la vita che ancora si manifesta attorno ad esso.
All’interno ogni funzione dell’esistenza è spazialmente organizzata in modo da garantire a ciascuno, in ogni momento, la sua parte di fruizione del sole, della luce, e della natura circostante.
Le scale, percorsi differenziati dalla luce, conducono ai diversi luoghi del vivere secondo un itinerario vario e stimolante di grandi squarci liberi e di visioni obbligate di paesaggio.
La leggerezza dei materiali e la trasparenza degli spazi danno la sensazione di vivere un atteggiamento rialzato, quasi da vedetta, verso ciò che sta attorno.
Anche gli spazi multiuso del piano seminterrato si affacciano a fil di terra per reclamare la loro parte di luce grazie al leggero rialzo dell’edificio rispetto al terreno.
La cucina, cerniera di vita e di attività della casa, definisce con la sua proiezione lo spazio della terrazza-portico, vero luogo di transizione con l’esterno.
Dalla terrazza, mediante un’aerea scala-gradinata, si riprende contatto con il prato, dove subito si è trascinati dai bambini e dal cane Alfa alla ricerca delle tane delle talpe vaganti.

Franco Poretti

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